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sabato 12 novembre 2011

parmenide spiegazione di un enigma filosofico

LA "VISIONE" ED IL RAGIONAMENTO DI PARMENIDE

"Tutte le cose sono uno e quest'uno è l'essere":










































Secondo Parmenide lo spazio cosmico esistente non è illimitato, bensì è una enorme sfera.
Esso è interamente riempito dall'essere, che è la sostanza, unica ed omogenea, che costituisce il cosmo. Infatti nella "visione" del filosofo di Elea il cosmo non è composto dalle numerose entità (pianeti, stelle, persone, animali, alberi, fiori, case, montagne, nuvole, ecc.) - di diverso aspetto e colore, suscettibili di trasformazione, movimento, nascita e morte - che ogni giorno appaiono dinanzi ai nostri occhi, bensì è costituito dall'essere, che è una sostanza unica, eterna, non generata, enorme, limitata, sferica, immobile, non diveniente ma sempre uguale a se stessa, omogenea, isodensa, non divisa in molteplici 'cose' bensì continua.

Dunque: Esiste soltanto l'essere. Questo essere, che è unico, viene percepito dagli essere umani come "spezzettato" in molteplici cose, da tutte le cose che la nostra vista fallace quotidianamente ci mostra:
"a questo unico essere saranno attribuiti tanti nomi
quante sono le cose che i mortali proposero, credendo che fossero vere,
che nascessero e perissero, che esistessero e non esistessero,
che cambiassero luogo e mutassero luminoso colore" (8, 38-41)


Immagine di sopra a sinistra. L'essere di Parmenide non è suddiviso in terra, acqua, aria, persone, animali, ecc.; esso è una enorme massa sferica di sostanza omogenea, isodensa, continua, indivisa, sempre identica, immobile, eterna. Esso riempie tutto il cosmo e quindi costituisce il cosmo.

Immagine di sopra a destra. Invece la nostra vista percepisce l'essere, la realtà, come costituito da numerose 'cose': terra, mare, cielo, persone, animali, alberi, case, ecc., che nel tempo cambiano forma, colore e luogo, che nascono e muoiono.

"L'essere è, il non essere non è":

Poiché l'essere riempie tutto lo spazio esistente ("viene a contatto con i confini": 8, 49) e coincide con esso, al di fuori e al di là di esso non esiste nient'altro.
Ipotetici enti esterni all'essere non possono esistere e non devono neppure essere pensati, perché, trovandosi fisicamente e concettualmente all'esterno della sfera dell'essere, cioè di ciò che esiste, non possono esistere. Ma non soltanto il 'non essere' non esiste all'esterno del globo dell'essere; esso non esiste neanche all'interno dell'essere (sotto l' impensabile aspetto di vuoto, di mutamento di forma, di cambiamento di colore e di luogo, di nascita e di morte).
'L'essere non si trasforma':

Infatti l'essere di Parmenide non si trasforma, non diviene, non cambia mai luogo, rimane sempre uguale ed è eterno. In verità, dal punto di vista logico, se una cosa è oggi diversa da come era in passato, essa non è più la stessa cosa. Se una foglia verde è divenuta gialla, essa non è più lo stesso ente. Se un uomo che ha i capelli neri poi li avrà canuti non è più lo stesso uomo; una pianta che forma nuovi rami e germogli non è più quella di prima ma un'altra; e così via. Parmenide ed i suoi allievi ritengono che la trasformazione, il cambiamento, conducano l'essere gradualmente al non essere, perché le cose, trasformandosi,
a) diventano qualcosa d'altro, di diverso da se stesse, perdendo così la propria identità, la propria essenza: "Se si trasforma, deve perire ciò che prima era e ciò che non è deve nascere: ecco che l'essere perì e il non essere nacque";
b) e gradualmente giungono alla morte: "Se l'essere mutasse anche solo di un capello in diecimila anni, andrebbe interamente distrutto in tutta la durata dei tempi".
Il ragionamento logico ci dice che un ente, per rimanere se stesso, non può mutare e, se non muta, potrà rimanere in eterno.
"La stessa cosa sono il pensare e la cosa pensata":

Poiché l'essere è l'unico ente esistente, esso è l'unico oggetto del pensiero: "la stessa cosa sono il pensare e la cosa pensata" (8, 34), "è infatti la stessa cosa pensare ed essere" (frammento 3). Se non esistesse nulla, non ci sarebbe nulla da pensare. Se non esistesse l'essere, non esisterebbe neanche il pensiero. "Infatti senza l'essere… non troverai il pensare" (8, 35-36). Il pensiero è pensiero dell'essere. L'essere è al tempo stesso ciò che esiste e l'unico oggetto del pensiero

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