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venerdì 13 novembre 2015

la cura di Fanco Battiato: una preghiera al contrario









                               http://la-cura-franco-battiato.blogspot.com/










 Questa canzone è una vera e propria preghiera. Ma al contrario, cioè in senso inverso: normalmente le preghiere sono un dialogo fra l'uomo (la creatura) e Dio. Il verso del dialogo è trascendente, mistico: dall'uomo verso Dio; Nella preghiera l'uomo parla e Dio ascolta [preghiera]. In questa canzone è il contrario. E' Dio che parla all'uomo, che si rivolge alla sua creatura, dicendogli cosa Egli desideri e cosa farà per lui.

Alcune interpretazioni che ho visto girando in rete parlano della canzone come una canzone d'amore: il prendersi cura della persona amata, ad esempio. Questa è certamente una interpretazione corretta, perché è indubbio che è di amore che la canzone parla; tuttavia questa interpretazione non esaurisce nel dettaglio e non spiega tutti i versi: ritengo che l'ipotesi della "preghiera al contrario" sia più in linea e spieghi bene ogni singolo verso del testo. Vedremo qui in seguito in dettaglio come e perché. Riprenderemo in seguito questo discorso, e vedremo come l'interpretazione "preghiera al contrario" in realtà non esclude l'ipotesi "canzone d'amore", ma anzi: la prima comprende, e implica, la seconda.
La canzone vuole mettere in risalto l'aspetto curativo, in senso spirituale, di Dio per l'uomo. Non una cura materiale, quindi.

Si tratta di una interpretazone strettamente personale, sulla cui ragione, attendibilità e fondadezza discuteremo alla fine, dopo il commento letterale del testo.

Passiamo quindi ad una analisi verso per verso.



Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.



Dio vuole proteggerci dalle nostre paure. Le ipocondrie e i turbamenti qui hanno un significato ampio e non solo inteso come ipocondria classica [ipocondria]. Così come l'ipocondria è la paura di avere una malattia, l'ipocondria spirituale è la paura del male, oppure la paura di perdere quanto abbiamo di prezioso nella vita, beni materiali o affetti. E'
quel senso di attaccamento alle cose. Dio protegge l'uomo da tutto questo, perché se l'uomo si affida a Lui, nessuna di queste cose può veramente ucciderlo o turbarlo, anche se dovessero accadergli: nulla è veramente prezioso nella vita che non possa essere perduto; "Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio e del vangelo, la salverà" [Mc 8,35] . Solo la fede in Lui non può essere perduta: «Perciò vi dico: non siate in ansia per la vita vostra, di quel che mangerete, né per il corpo, di che vi vestirete; poiché la vita è più del nutrimento e il corpo più del vestito» [Lc 12,22-23]. I turbamenti sono tutti quelli stati di ansia, di non tranquillità che abbiamo. Ipocondrie e turbamenti sono i segni delle paure, delle incertezze dell'uomo che, cosciente dei propri limiti non può fare a meno di questi stati. La paura è sempre segno di un amore non perfetto, di una santità mancata:
«Nell'amore non c'è paura; anzi, l'amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paura teme un castigo. Quindi chi ha paura non è perfetto nell'amore» [Gv 4,18].

Caratteristica anche l'intenzione divina di guarire e di agire, operare, indipendentemente dal beneficiario (tutta la canzone è infatti un monologo, l'oggetto d'amore -l'uomo- non entra in dialogo). E Cristo stesso che è pro-attivo: "Gesù gli disse: «Io verrò e lo guarirò»" [Mt 8,7].

E' qui evidentissima come chi parla è in particolare la Terza Persona della Trinità:  lo Spirito Santo; chiamato anche Spirito Paraclito, che vuol dire appunto "consolatore": "Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" [Gv 14,23] . Quel "noi" è proprio lo Spirito Santo [JR1].

E' interessante l'espressione "da oggi". Questo "da oggi" è da interpretare come l'atto di nascita della creatura umana, quel momento subito dopo il nostro concepimento, in cui appunto lo Spirito Santo ci da quel "bacio" che fa la differenza fra una creatura animata qualunque e l'essere umano: "l'essere speciale" appunto; speciale proprio per la sua capacità di dialogare misticamente con Dio. Tuttavia l'essere umano è e rimane una creatura legata alla sua "carne" ossia alla sua essenza terrena e per questo non può che essere limitata, destinata appunto alla paure e ai turbamenti, pur essendo intrinsecamente protraibili verso il


Creatore. Questo "bacio" gli garantisce però, per il solo fatto di essere "creatura umana", la capacità di entrare in contatto con l'assoluto: "le vie che portano all'essenza". Questo "da oggi" ci dice anche un'altra cosa interessante: il momento in cui viene pronunziata questa "preghiera al contrario" da Dio: è come se Dio dicesse questo a ognuno di noi, in un momento preciso: quello del nostro concepimento; "da oggi incontrerai tutti questi problemi, ma non temere; ci sono io vicino a te". Lo dice a tutti. Ricordandoci la nostra natura di uomini.
Ma "da oggi" può avere anche valenza relativa: "da oggi che ti sei convertito", "da oggi che mi hai riconosciuto", "da oggi che mi stai amando". "da oggi" può infine significare da questo preciso istante: ogni istante. La mistica orante è come una nuova conversione ogni giorno, ogni ora, ogni istante. "Ascoltate oggi la sua voce: «Non indurite il cuore»" [Sal
95,8]. Molto spesso l'oggi biblico è usato in senso attuativo della volontà divina, oppure come fonte di speranza: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano" [Mt 6,11].

L'espressione "incontrerai per la tua via" da un carattere fortemente assertivo a tutto il verso, un destino che è di tutti gli uomini: Dio sa che l'uomo non può farcela da solo, quindi non
dice "che forse incontrerai per la tua via" oppure "qualora li incontrassi per la tua via". Dio non è una medicina da prendere quando si ha un problema. Egli dice che "(certamente li) incontrerai per la tua via". Dio questo lo sa in quanto Creatore, e quindi ricorda al suo amato "essere speciale" che egli troverà comunque, nella sua vita, questo genere di turbamenti.

E' interessante la sottolineatura di "tua via". Ora essendo Cristo la vera via (dice infatti  «Io sono la via, la verità e la vita» [Gv 14,6]), ecco dunque che quando l'uomo sceglie la propria via autonoma (che è "tua" dal punto di vista narrante di Dio nel testo poetico) incontra inevitabilmente i turbamenti, dovuti al proprio smarrimento. Ma Dio è tenero e misericordioso: per tutelare e rispettare la libertà dell'uomo, anche se abbiamo scelto la "nostra" via, che cioè è diversa dalla sua, egli ci ricorda che ci è sempre vicino e possiamo sempre riprenderci.



         Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,



La prima affermazione dice due cose estremamente importanti: Dio afferma due cose su se stesso, che cioè Egli è giustizia e verità. Infatti se protegge dalle ingiustizie vuol dire che Egli è giustizia. Se protegge dagli inganni vuol dire che Egli è verità.

L'uomo non può trovare giustizia nella materialità, ossia nell'assenza di Dio, in quanto tutto ciò che è terreno è destinato a passare. E' imperfetto. Genera ingiustizia. L'uomo infatti, con il peccato originale, con la conoscenza del bene e del male, ha rotto l'armonia originaria che lo legava a Dio, confinandosi in un terreno di isolamento e potenziale lontananza da Dio, auto condannandosi alla ingiustizia, segno di limitatezza, imperfezione. Tutto questo non è esente dall'esperienza quotidiana: la percezione dell'uomo (di oggi, come di ieri) di vivere sempre nell'ingiustizia che lo circonda è dimostrazione che questa visione non è solo speculazione,
ma concreta tangibilità.


Spesso l'uomo, avvinto e deluso della ingiustizia e dagli inganni del proprio tempo, di cui è sempre comunque cosciente, nel tentativo di costruire da se giustizia e verità, costruisce sistemi ideologici volti alla ricerca di questi tanto desiderati modelli (vedi ad esempio le ideologie totalitarie ma anche molte sterili filosofie) la cui mancanza è sempre cocente.
Questi sistemi, però, essendo a loro volta inganni generano ingiustizia, perché non tengono al centro la vera essenza della giustizia e della verità, cioè Dio stesso. Questo non vuol dire che tutti i sistemi di pensiero che non comprendono Dio siano cattivi, negativi o altri aggettivi del genere: se così fosse ricadremmo drammaticamente nella trappola dell'ideologia e del fondamentalismo. Le parole inganni, giustizia/ingiustizia e verità andrebbero qui interpretate in senso ontologico, non letterale, e comunque mai legate al senso più comune e terreno che intendiamo normalmente con queste parole.

"Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio [Gv 3,21]"
"Le opere delle sue mani sono verità e giustizia" [Sal 111,7]
"Comportatevi come figli di luce, poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità" [Ef 5,8-9]
Infine sempre San Paolo nell'Inno alla Carità recita appunto che l'Amore "non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità" [1Cor 13,6].

Interessante  anche l'espressione "del tuo tempo": come a dire che ogni tempo ha i propri inganni e le proprie ingiustizie. Facile verificare questo nel corso della storia: un tempo ad esempio la divisione in classi come nobili e plebei generava forme di ingiustizia, sotto l'inganno del presunti "diritti di sangue", che la rivoluzione francese ha storicamente rimosso. Questo ha sanato certe ingiustizie... ma non le ha annullate. Infatti, in seguito ci sono state molte altre ingiustizie: la schiavitù ad esempio. Oggi diremmo la povertà del terzo mondo, e così via molte altre... ogni tempo le proprie ingiustizie. Ogni tempo ne cura molte, ne genera altre. Non c'è via d'uscita, se non la vera Cura, appunto: il Dio-Amore assoluto che tutto Cura. Non solo la Storia, ma anche noi nella nostra vita abbiamo e sopportiamo ingiustizie e inganni "nel nostro tempo" ossia in vari momenti della nostra vita: finire in carcere ingiustamente, soffrire la povertà, essere succubi di qualche ideologia, che ci distolgono dalla verità.



    dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.



Poi il tema dei fallimenti. I fallimenti non sono le nostre delusioni, che pure sono una forma di fallimento dal nostro punto di vista. Ma qui chi parla è Dio in Persona, che ha un altro punto di vista: quindi in questo contesto i fallimenti sono le nostre mancanze, che non sono altro che l'allontanamento da Dio. Semplicemente (e in modo anche ovvio) la Cura ai fallimenti, cioè al peccato, è Dio stesso: come a dire "se ti allontani da me, allora la Cura è riavvicinarti a me". Molto tenero qui l'espressione "per tua natura normalmente attirerai", segno evidente della compassione di Dio: come a dire "lo so che sei così, lo so che tendi a peccare (fallire) ma non temere, ci sono io ad avere cura di te". Dio ci dice anche che i nostri peccati sono sopportabili da Lui. "Dice il Signore: «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana" (Is, 1,18).Egli spera sempre in un nostro risorgere. Risorgere in Lui, con Lui, in Lui. Ecco perché il termine normalmente.



Ma quel normalmente è segno anche di una natura, ahimè, umana: è il segno tangibile del peccato originale, che è insito nel profondo dell'uomo; In Genesi: "Il Signore Dio disse allora: «Ecco l'uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!» [Gn 3,22]. Il battesimo rigenera, ma non sradica questa natura: il libero arbitrio umano è preservato indipendentemente dal peccato originale. Il verbo "attirerai" è categorico e assertivo come lo era "incontrerai" nel primo verso: è un Padre che conosce il proprio figlio, ne conosce i limiti come uomo ma anche come singolo in particolare. Conosce il suo cuore e i suoi pensieri. Ancora, quella assertività di "attirerai" è categorica proprio in funzione del peccato originale: anche se il figlio se ne dimentica di tale peccato-condizione; il Padre lo sa e glielo ricorda, ma lo fa con un tono paziente e affettuoso, senza rancori o condanne. E' l'infinita misericordia di Dio: L' Amore è paziente e benigno, dice San Paolo [1Cor 13,4]. Ma se Dio è Amore per definizione dunque l'amore perfetto non può che prendere immagine da Lui.




Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore, dalle ossessioni delle tue manie.



Sollevare qui è sinonimo di alleviare: il dolore non si può eliminare. Perché si soffre? A volte si sente dire "se Dio ci ama così tanto, come si dice, perché permette il dolore, la sofferenza, le guerre, la fame nel mondo etc... ?" E si sostiene che "allora Dio non esiste". Ancora una volta egli è un Padre, non un idraulico ripara-lavandini, cioè non è risolutore dei guai che noi uomini grazie al male perpetuiamo. Egli è talmente rispettoso della nostra libertà che ci permette di fare il male, a noi e ai nostri fratelli. Ma perché deve essere così? Un mistero grande, al quale però neanche Dio stesso si è voluto sottrarre: infatti Dio-padre ha inviato suo Figlio Gesù Cristo perché soffrisse come noi e si caricasse di tutte le nostre sofferenze: ha subito l'ingiustizia, l'ingiuria, la condanna, il dolore e la morte. Come possiamo rimproverare a Dio delle nostre sofferenze se egli non se le è risparmiate neanche per se? Se c'è sofferenza in questo mondo, e se questa è il prezzo da pagare per la nostra libertà, allora un Dio che soffre insieme alla propria Creatura, è davvero un Dio d'Amore perfetto: in questo modo è salva la libertà umana e anche quella di Dio stesso che liberamente si è incarnato per andare in croce: un mistero davvero grande!
Dunque sollevare dalle sofferenze, dare un senso ad esse è ciò che veramente Dio può fare per il proprio uomo-figlio.

Gli sbalzi d'umore sono segno di un'altra debolezza umana: la mancanza di fortezza (una delle quattro virtù cardinali). Questa virtù può essere meglio espressa con le parole dei Santi, che tendenzialmente non hanno questo tipo di sbalzi di umore: un primo esempio è Elredo di Rievaulx monaco cistercense inglese del XI secolo, che commenta i versetti Mt, 11,28-30: "«Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero»." e scrive: "Non vorremmo, forse, avere più nulla da desiderare? Più nulla da temere? E poi nulla da invidiare, nulla che potrebbe esserci tolto, nessun male che potrebbe esserci arrecato dagli altri ?". Un secondo e celeberrimo esempio è quello della grande mistica e Santa Teresa D'Avila, che in una famosa poesia recita: "Nada te turbe, nada te espante / Quien a' Dios tiene nada le falta / Nada te turbe, nada te espante / Solo Dios basta!" (Nulla ti turbi, nulla ti spaventi / A chi è vicino a Dio nulla gli manca / Nulla ti turbi, nulla ti spaventi / Solo Dio basta!).




Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare.




Superare le correnti gravitazionali vuol dire andare oltre. Oltre la fisica, oltre il tempo e lo spazio ordinari, oltre la luce, qui intesa in senso ottico-fisico. Sappiamo grazie alla teoria della relatività (non dimentichiamo che Franco Battiato è laureato anche in Fisica) che la velocità della luce è costante da ogni sistema di riferimento e al variare della velocità, varia la percezione del tempo e dello spazio. Inoltre secondo le attuali teorie fisiche unificatrici, energia e materia si equivalgono e sono l'una trasformabile nell'altra, quindi qui "lo spazio e la luce" indica la materia, le leggi fisiche del mondo, e non la luce intesa in senso spirituale.
Supererò vuol dire quindi: "Io, tuo Padre, andrò oltre per te per fare anche te un oltre". Come può il Padre andare oltre da se, se è già Dio? Mentre il nostro andare oltre è avvicinarsi a Lui, il suo andare oltre è avvicinarsi a noi: farsi uomo con il mistero dell'Incarnazione.


Infatti dice Cristo: «Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo». Questo vincere il mondo, vuol dire appunto andare oltre. Oltre la morte, con la resurrezione. Oltre la fisica, con la metafisica dell'essere. Ma perché Cristo, il Figlio Unigenito, avrebbe vinto il mondo? Per non farci invecchiare appunto. Invecchiare vuol dire prepararsi ed essere prossimi alla morte, ma non quella corporale, bensì quella dello spirito: non farci invecchiare vuol dire darci la vita, la vita vera, quella che è in Lui, per Lui e con Lui, qui sulla Terra. Gesù stesso chiarisce con straordinaria efficacia la differenza fra il mondo-materiale e il mondo spirituale, con
l'esempio dell'acqua nel dialogo con la Samaritana: «Chiunque beve di quest'acqua [quella del Pozzo, NdR] avrà sete di nuovo; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna» [Gv 4,13-14]. Questo fa Cristo: supera le correnti gravitazionali (la fisica) per dare la vera vita (con la metafisica del suo amore perfetto), resa alla Samaritana con l'immagine della fonte d'acqua viva.

Questa vera-vita è essenza e preludio di vita eterna per sempre: Cristo vince per noi le correnti gravitazionali: la gravità è anche ciò che ci tiene fisicamente ancorati a terra; Tuttavia queste correnti gravitazionali non impediscono di sognare, di volare, di superare gli


spazi e noi stessi. Detto in un altro modo se non si superano le correnti gravitazionali (cioè le leggi della corruzione del mondo, la materialità etc..) allora siamo destinati a invecchiare, ossia a morte spirituale, ciò che è contrario al volere del Padre che appunto  supera queste barriere (con e grazie al Figlio Gesù Cristo) per noi; facendosi uomo come noi, ha reso esplicito il fatto che noi uomini siamo dei; infatti nell'episodio della lapidazione: "I Giudei gli risposero: «[...] ti lapidiamo [...] perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Gesù rispose loro:
«Non sta scritto nella vostra legge: "Io ho detto: voi siete dei"?" [Gv 10,30-34].


Vediamo cosa dice Cristo prima di dare se stesso per il mondo, nella celeberrima preghiera sacerdotale; prega il Padre affinché gli uomini siano "nel mondo senza essere del mondo" e chiede: "Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno" [Gv
17,12-19], ossia prega per vincere le forze gravitazionali del mondo che ci tengono ancorati a terra non fisicamente ("non prego che tu li tolga dal mondo"), ma spiritualmente ("che tu li preservi dal maligno"); Queste sono le forze che ci impediscono di volare in alto con la mente e con il cuore, "per non farci invecchiare", ossia preservarci dall'invecchiamento, che è "il maligno".

E guarirai da tutte le malattie, perché sei un essere speciale, ed io, avrò cura di te.

La cura del Padre è tutta per i propri figli: guarire qui indica la guarigione spirituale. Moltissimi sono le associazioni bibliche del curare, guarire, associate all'azione purificatrice di Dio. Eccone alcune:

 “Io ho visto le sue vie, e lo guarirò; lo guiderò e ridarò le mie consolazioni a lui e a quelli dei suoi che sono afflitti. Io metterò la lode sulle sue labbra. Pace, pace a chi è lontano e a chi è vicino», dice il SIGNORE, «io lo guarirò!» Ma gli empi sono come
il mare agitato, quando non si può calmare e le sue acque cacciano fuori fango e pantano. «Non c' è pace per gli empi», dice il mio Dio. [Is 57,18-21]
 «Tornate, figli traviati, io vi guarirò dei vostri traviamenti!» [Ger. 3,22]:
 “Ma io medicherò le tue ferite, ti guarirò dalle tue piaghe", dice il SIGNORE [Ger.
30,17]
 "Ecco, io recherò ad essa medicazione e rimedi, guarirò i suoi abitanti e aprirò loro un tesoro di pace e di verità. [Ger 33, 6]
 «Io guarirò la loro infedeltà, io li amerò di cuore, poiché la mia ira si è distolta da loro». [Os. 14,4]
 "Gesù gli disse: «Io verrò e lo guarirò»". [Mt. 8,7]


Si tratta sempre di cure e guarigioni spirituali. Ma non sono per un essere qualsiasi. Sono per un essere speciale. E cosa ha di speciale l'essere umano rispetto a Dio che qui "parla"? Non è forse l' essere simile a lui?
Guardiamo il racconto della Genesi: essa non descrive una serie di fatti storici, avvenuti in un qualche remoto passato, ma sono una metafora della metafisica dell'uomo.  Dio crea il cielo, la terra, le creature, tutto. Di tutte queste cose Dio dice che "erano cosa buona.”


Al sesto giorno, a coronamento della sua opera espirme la sua volontà: "«Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza" [Gn 1,26]. Notare l'uso del plulale "facciamo": è la trinità tutta che agisce in questo istante; il credo recita infatti "Per mezzo di Lui (il Figlio) tutte le cose sono state create". Non è dunque solo il Padre che crea, ma lo fa per mezzo del Figlio.

Dunque l'uomo è un essere speciale. Perchè simile a Lui, in quanto portatore del suo Spirito (terza persona della Trinità). Nella prima versione della creazione dell'uomo ], Dio "formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente" [Gn 2,7]. Riflettiamo su queste parole: quell'alito vitale è vita intesa non come vita biologica, ma come vita spirituale; ecco dunque che l'uomo, essendo fatto a immagine e somiglianza del suo creatore, vive in spirito. A completamento della sua opera, "Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono" [Gn 1,31]. Se prima dunque, senza l'uomo la sua opera era solo "buona" ora con una creatura fatta a sua immagine e somilglianza, è "molto buona": è l'essere speciale!

Io avrò cura di te: Come può un Dio che crea una tale creatura, non averne cura? Naturalmente, essendo creato in spirito, stiamo sempre parlando di cura spirituale...

Molto significativo a tal proposito l'essenza dell'essere speciale, in questo passo di Isaia, [Is
43,2-5]


Quando dovrai attraversare le acque, io sarò con te; quando attraverserai i fiumi, essi non ti sommergeranno; quando camminerai nel fuoco non sarai bruciato
e la fiamma non ti consumerà,
perché io sono il SIGNORE, il tuo Dio, [...]
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, sei stimato e io ti amo,
[...]
Non temere, perché io sono con te;




Vagavo per i campi del Tennessee (come vi ero arrivato, chissà). Non hai fiori bianchi per me? Più veloci di aquile i miei sogni attraversano il mare.

Si veda la nota [ESOTERISMO].


Lo Spirito Santo si trova in ogni dove: "come vi ero arrivato chissà" sta a rappresentare il


fatto che lo Spirito è come il vento che «soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito»" [Gv 3,8]. Ovunque Egli vaga, si aspetta fiori bianchi (ossia di essere riconosciuto in santità) dalla creatura umana, fatta  a sua immagine.

Ma il Padre ha grandi sogni per l'uomo: più veloci di aquile. Sogni che vanno ben più in la dell'ordinario. Sogni che attraversano il mare... con lo Spirito, che vanno oltre. Solo l'uomo spirituale può intuire questi sogni: è il sogno di Santità di Dio per la propria creatura, fatta a sua immagine: i fiori bianchi, colore di purezza e Santità, tanto desiderati da Dio.

Interessante osservare anche che l'aquila rappresenta la mistica più alta e sublime: è la figura alata che nell'iconografia classica raffigura il Vangelo di Giovanni, appunto il più mistico e alto dei quattro Vangeli.



Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.

Il silenzio e la pazienza sono due indubbie virtù che vengono spontaneamente nella vita spirituale.

La parola di Dio si può ascoltare solo nel silenzio del nostro cuore. Silenzio vuol dire soprattutto assenza di disturbi ("rumori") esterni, in modo da poter orientare completamente la nostra mente verso l' Assoluto.
«Ogni creatura faccia silenzio in presenza del Signore, perché egli si è destato dalla sua santa dimora» [Zc 2,13]
Silenzio vuol dire anche distacco dalle cose materiali, che sono il "rumore" nel quale siamo immersi. Anche questo fa parte della libertà (indipendenza da) fattori esterni. Questo distacco non significa apatia o indifferenza: tutt'altro. L'uomo spirituale continua a occuparsi di ciò
che è necessario con l'energia, la forza e la determinazione; Silenzio non vuol dire non ascoltare ciò che viene dal mondo esterno, oppure esserne indifferenti o insensibili. Vuol dire che questa realtà non può prendere il sopravvento su di noi, e che siamo sempre in grando di attuare un raccoglimento spirituale per non essere travolti dalla realtà: essere invece protagonisti della nostra vita, ma non da soli: insieme a chi ci "porta" questo silenzio. Il Silenzio non è dunque solo "fisico" nel senso di assenza di suoni, ma anche e soprattutto spirituale: tutti i momenti della vita, anche nel frastuono chiassoso di una grande metropoli cittadina.

Tutto questo non avviene grazie a noi. Ogni persona senza un grazia spirituale, non riuscirebbe a contemplare il silenzio perchè lo vedrebbe vuoto e privo di contenuto: ecco perchè "ti porterò". E' un dono conseguente alla grazia stessa, quell'infusione d'amore che riceviamo con il dono della fede.

«...non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l'afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l'esperienza speranza. Or la speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato» [Rm 5,3] e ancora «Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia,
di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza.» [2Col 3,12]


Avere pazienza non vuol dire una sterile sopportazione, che di per se non è virtuosa, anzi può creare stess e ansia.
La pazienza, in senso spirituale, è un andare oltre, un concetto alto e sublime che ci rende più simili a Dio. E un aprirsi sempe alla speranza, come dice San Paolo, senza comunque rinunciare al nostro agire e ai progetti di tutti i giorni, purchè siano orientati al bene e ispirati dalla preghiera e che non perdiamo la pazienza a causa di essi: ancora, questo vuol dire essere profondamente liberi (cioè non dipendenti) difronte al mondo che ci circonda. Anche in
questo caso abbiamo bisogno della grazia: e infatti anche qui vale il "ti porterò", perchè è sempre Lui che ci dona queste qualità: esse non sarebbero proprie di un uomo preso da se.

«Quante volte noi desidereremmo che Dio si mostrasse più forte. Che Egli colpisse duramente, sconfiggesse il male e creasse un mondo migliore ... Noi soffriamo per la pazienza di Dio. E nondimeno abbiamo tutti bisogno della sua pazienza ... il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e
distrutto dall’impazienza degli uomini. La sapienza del cuore contempla anche la pazienza. Il tempo non scorre invano» [BNXVI]



Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza.



Torna ancora il tema della via: come il verso "dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via", ora, dopo l'intervento di "cura" divino, che ci può aprire gli occhi alla fede, all'amore assoluto mediante l'ascesi, può iniziare il percorso mistico: quindi la via non è più "di turbamenti", ma "porta all'essenza", cioè a Dio stesso. Percorrere assieme vuol dire percorrere una via, come quella di un pellegrino. Il pellegrinaggio è l'immagine di un'ascesi spirituale, ecco perché i pellegrinaggi e le imprese similari, soprattutto quelle più impegnative attirano ancora oggi migliaia di fedeli. E una via va appunto percorsa. Ricordiamo ancora una volta Cristo quando dice «Io sono la via, la verità e la vita» [Gv 14,6]). La verità e la vità è appunto l'essenza, la via è ciò che porta all'essenza, cioè Cristo stesso. Cristo ci porta al Padre per la sua via.

Osserviamo come nel verso precedente in cui nella nostra via si incontravano turbamenti, ora nella via di Cristo, si incontra l'essenza: un capovolgimento totale. E' il tema sempre attuale della conversione: con-versione appunto vuol dire cambiare orientamento, cambiare via. "percorrere le via che portano all'essenza" è un percorso ascetico (la via) e mistico (l'essenza) allo stesso tempo.
Il verso sul piano poetico è sintesi sublime di mistica ricerca, ma anche di affettuosa promessa di Dio: un Padre amorevole che ci prende per mano e percorre insieme a noi la via per condurci a lui stesso: può sembrare contraddittorio, eppure senza il suo aiuto non possiamo percorrere la sua via.

Nella tradizione biblica l'uscita dalla schiavitù d'Egitto del popolo ebraico è simbolo dell'uscita dallo stato di peccato dell'uomo; Questo avviene precisamente con l'accompagnamento di Dio che percorre idealmente la via insieme al suo popolo amato (immagine dell'uomo mistico). "(il) SIGNORE Dio vostro che vi ha fatti uscire dal paese d'Egitto e vi ha liberati dalla casa di schiavitù, per spingerti fuori dalla via per la quale il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha ordinato di camminare. Così toglierai il male di mezzo a te." [Dt


13,5]. Più in la nello stesso Deuteronomio è più esplicita l'azione redentrice, segno che la parabola della "fuga d'Egitto" dell'intero popolo d'Israele, non è soltanto presunta rievocazione di un evento storico, ma piuttosto immagine di un ascesi spirituale di tutti gli
uomini: "ti ricorderai che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha redento" [Dt 15,15]. Lo stato da cui si è "redenti" (cioè salvati) è lo stato di schiavitù; schiavitù dal peccato.

L'essenza è l'essere assoluto, Dio stesso. Dire "Dio esiste" è un concetto superficiale, che non dice nulla su Dio. Dio, nelle Scritture, non dice mai di se stesso "Io esisto". L'esistere è un concetto legato ad oggetti, animali, uomini: tutti enti fisici legati allo spazio e al tempo. Ma Dio non è legato allo spazio e al tempo. Egli ci porta a superare le correnti gravitazioni: non è esistenza, è essenza. "Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!»" [Es, 3,14], reso in
ebraico con il noto tetragramma YHWH. "Io sono l'essenza dell'essere" dice il Signore. il problema dell'essere è il nodo centrale di tutta la metafisica, e per i metafisici l'essenza di tutta la filosofia [Metafisica].

Un contrasto attraversa tutto il verso: "percorreremo assieme" esprime un concetto dapprima semplice, terreno, che rievoca banalmente l'immagine di un padre che accompagna il figlio per la strada o per un sentiero. La seconda parte invece è diametralmente sublime, mistica, metafisica: "le vie che portano all'essenza", l'essenza è Dio stesso, "colui che è". L'essere è ciò che distingue l'uomo da tutto il resto dalla materia per la semplice ragione che è creato a immagine di Dio, che è appunto l'Essere. Con la Creazione Dio trasmette questa essenza dell'essere all'uomo: non lo fa in un momento storico come una lettura superficiale della Genesi potrebbe suggerire [DEROSA]; lo fa ontologicamente, spiritualmente, fuori dal tempo e dallo spazio, oppure, se si vuole, ogni giorno, ogni istante in tutti noi.

Vediamo brevemente come questa "essenza" si manifesta in Gesù.


Gesù disse loro: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse nato, io sono» [Gv
8,58]; in questo contesto "prima di Abramo" vuol dire "prima dell'inizio dei tempi" oggi diremmo "dall'eternità, fuori del tempo". Ancora: "«Ve lo dico fin d'ora [...] affinché [...] voi crediate che io sono»" [Gv 13,19] .Questi «io sono» esprimono la stessa essenza del tetragramma YHWH, il nome sacro, ineffabile, inpronunciabile di Dio. In altre occasioni Gesù esprime di lui la stessa dignità del Padre: «il Padre è in me e che io sono nel Padre» [Gv 10,38]. Quando le guardie del tempio vengono ad arrestarlo Gesù "uscì e chiese loro:
«Chi cercate?» Gli risposero: «Gesù il Nazareno!» Gesù disse loro: «Io sono» [...] Appena ebbe detto loro: «Io sono», indietreggiarono e caddero in terra. Domandò loro di nuovo:
«Chi cercate?» ; dissero: «Gesù il Nazareno». Gesù rispose: «Vi ho detto che sono io; se dunque cercate me, lasciate andare questi»" [Gv 18,4-8]. Al di la del significato più immediato per cui Gesù asserisce di essere proprio il Nazareno che cercavano, c'è qui un altro significato più profondo di quel «Io sono»: ossia non soltanto «sono proprio io» ma anche «io sono l'essere», proprio come sul monte Sinai. Qui, però, c'è uno stravolgimento della storia: mentre sul monte Sinai Mosè è invitato a togliersi i sandali in quanto al cospetto di Dio, qui Gesù verrà invece condannato, umiliato e crocefisso: al suo cospetto non c'è nessuno che si toglie i sandali, ma uomini armati che lo arresteranno; ma essi difronte a quel' «Io sono» indietreggiano e cadono a terra: questo spiega il senso profondo di quel' «Io sono». C'è un parallelismo e una polarità fra le due storie. Il loro forte contrasto, sarà superato solo con la Resurrezione, in cui il Figlio mostrerà la sua gloria.



I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi, la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi.

In un crescendo poetico, si passa ora a descrivere in cosa consista e cosa comporta questa "via che porta all'essenza". I profumi d'amore sono la fede stessa che inebria, cioè ricopre, sovrasta i propri corpi. I corpi sono segno della propria individualità, ma anche della propria materialità: la nostra materialità dunque è ricoperta (inebriata) dai profumi d'amore. «L'amore tutto copre, tutto spera», dice San Paolo [1Cor 13,7].

Sono venuto nel mio giardino, o mia sorella, o sposa mia;
ho còlto la mia mirra e i miei aromi;
ho mangiato il mio favo di miele;
ho bevuto il mio vino e il mio latte.
Amici, mangiate, bevete, inebriatevi d'amore! [Cantico 5,1]


La bonaccia d'agosto (un vento favorevole, calmo, che assopisce e ci induce al rilassamento) è, ancora una volta, l'istinto di attaccamento ai beni materiali, al mondo: questo non prevarrà nell'uomo spirituale, orientato verso Dio: i sensi (spirituali) non saranno da questi calmati. Infatti l'uomo spirituale vive una tensione e costante, che pur non essendo ansia o malessere, è comunque una energia interiore che ci fa protendere verso uno stato di continua ascesi, di continua ricerca: l'uomo spirituale non ha mai i «i sensi calmi».



       Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.

L'azione tessitrice di Dio è segno che Dio agisce con pazienza, perseveranza, su di noi. L'uomo spirituale spesso non vede le grazie di Dio manifestarsi immediatamente: solo in un secondo momento si accorge e ne realizza la portata.

La tessitura fatta al telaio è tradizionalmente una operazione lenta, paziente, che comporta concentrazione, metodo, tempo. La tessitura è una operazione delle proprie mani, frutto del proprio lavoro materiale: similmente Dio crea e ama la propria creatura. Non è una creazione "tecnico-materiale". E' una creazione d'amore e spirituale. Che avviene e si ripete giorno
dopo giorni, attimo dopo attimo.


Dio vuol fare con i nostri capelli (come se fossimo sua sposa - esattamente la stessa simbologia utilizzata nel Cantico dei Cantici) e ne fa trame di un canto. Le trame richiamano le treccie dei capelli, ma anche le tessiture fatte a un telaio. Le trame sono il simbolo di quelle componenti spirituali nel profondo del nostro cuore rispondono alla Sua voce. Il canto è anch'esso un forte simbolo spirituale e mistico: da sempre l'uomo usa il canto per fini sacri:
gli stessi Salmi furono concepiti per essere cantati e accompagnati con cedre e cembali. L'uomo considera il canto come sublime perfezione della voce, uno straordinario dono. Infine il verbo al futuro tesserò indica la continuità (non dice infatti "ho tessuto" dando una connotazione passata di una azione ormai terminata e non piu in atto); una continuità che si


ripete giorno dopo giorno, per sempre; il futuro tesserò implica anche una promessa incondizionata, continua: l'amore perfetto è l'oblazione totale, il darsi completamente all'altro. Così fa Dio con noi.

  Conosco le leggi del mondo,  e te ne farò dono.

Non solo l'intelligenza, la scienza e conoscienza sono leggi del mondo, ma anche le leggi spirituali. Intelligenza, scienza e conoscenza non sono ne buone ne cattive: esse non sono una virtù, ma è l'uso che l'uomo ne fa che genera una virtù o un disastro! Ecco perchè alla scienza e all'intelligenza degli uomini, Dio oppone la Sapienza che è un concetto diverso. Non perchè intelligenza-scienza- conoscienza siano in se cattive, ma non possono avere dignità Sapienzale agli occhi di un Dio che vede le cose anche attraverso gli occhi dei semplici, degli umili, dei "piccoli", quelli che non hanno ne conoscienza, ne scienza ne
intelligenza (la storia dei Santi abbonda di questi esempi). Perchè il messaggio d'amore (che è in ultimo la vera Sapienza di Dio) non può che essere per tutti, indistintamente. Nessuno deve infatti frequentare nessun corso, nessuna scuola per sapere cosa è l'amore: tutti gli uomini sanno di cosa si tratta, anche se non tutti hanno la fortuna o la possibilità di praticarlo o di riceverlo come si vorrebbe.

In questo verso "conosco le leggi" sembrerebbe riferirsi piu alla conoscienza-scienza, tuttavia è difficile pensare che questa conoscienza possa essere fruttuosa da un punto di vista mistico. Evidentemente si tratta di una espressione poetica per rappresentare piuttosto la Sapienza Divina, trasmessa all'uomo per ispirazione degli uomini: la Terza Persona, Lo Spirito.




TI salverò da ogni malinconia,

La malinconia non affligge certamente l'uomo spirituale. La tristezza non abita laddove c'è l'amore. La struggente inquietudine neanche, perchè l'amore dà sicurezza. La depressione anche non fa parte delle virtù spirituali perchè depresso è chi non si sente amato. Non si è caratterizzati dalla propensione al pessimismo, pechè il pessimismo indica mancanza di speranza e la speranza è virtù fondamentale dell'amore: «L'amore tutto spera», dice San Paolo [1Cor 13,7]. La chiusura in se stessi e alla meditazione implica chiusura all'amore, perchè amare vuol dire accogliere la diversità.

Perfino Dio che è amore puro, deve "essere" in tre persone perchè per amare perfettamente deve creare relazione: un Dio-Unico in una sola persona come potrebbe "essere" amore, se non ha relazione alcuna con nessuno? Invece un unico Dio-Amore in Relazione "è" in Tre Persone proprio per rendere perfetto questo amore. L'amore non esiste senza comunione, e per essere in comunione bisogna essere almeno in due (Padre e Figlio). Tuttavia il loro amore va oltre e tale relazione e si chiama Spirito. L'uomo è partecipe di questo amore in quanto creatura fatta a "sua immagine". Dice Cristo nella celebre preghiera sacerdontale: "[Padre] fa che (loro) siano uno come noi (la Trinità) siamo uno" [Gv 17,11].

La malinconina, ossia la perdita della speranza non può essere conseguenza dello spirito in Dio, che essendo Amore, è anche speranza. Egli "salva" dalla malinconia nella sua espressione piu alta dell'amore: il sacrificio del Figlio incarnato. Ma questo sacrificio non è


circostritto a un momento storico della vita terrena del Cristo, ma sempre presente: questo grazie alla Resurrezione nella Eucarestia che rendono Cristo vivo realmente e sempre presente. Sono due nodi centrali per rendere permanente la presenza di Cristo e rendere effettiva nel tempo la sua presenza: altrimenti non potrebbe dire "ti salverò..." ma solo un "ti ho salvato".



perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te... io sì, che avrò cura di te.

Torna infine l'apice sensale di tutto il testo: "L'essere speciale". Siamo una creatura speciale:
per due motivi. Il primo è che siamo creati "a sua immagine" e frutto del suo Amore. Infatti cosa può avere di più speciale questo essere (Notiamo qui la parola "essere" intesa in senso spirituale come l'abbiamo discussa sopra) che non il proprio spirito di Dio? Il secondo è che siamo talmente speciali che il suo stesso essere in una delle sue Persone (Il Figlio) si è incarnato in un uomo, Cristo Gesù.



CRITICA E CONSIDERAZIONI SULLA INTERPRETAZIONE


C'è da chiedersi se quella qui proposta sia davvero la direzione "giusta" interpretativa dell'opera di Battiato. In questo senso è molto difficile dare una risposta. Per diversi motivi.

Il primo è che, certamente, l'arte in generale è aperta a piu interpretazioni. E' vero che l'opera d'arte è comunicazione, ma questa comunicazione non può e non deve essere legata a quella specifica interpretazione/messaggio che intendeva l'artista. D'altra parte se l'artista avesse voluto dare un messaggio esplicito e diretto, non avrebbe fatto un opera d'arte ma piu semplicemente avrebbe scritto un saggio o un testo di erudizione. Creare invece una opera d'arte apre a piu linguaggi e a piu interpretazioni. Questo è il motivo per cui un artista, a mio avviso, non dovrebbe mai commentare direttamente le proprie opere d'arte, proprio per non ridurne il messaggio. Di un quadro, ad esempio l'artista fornisce solo il titolo oltre la pittura stessa... di una canzone o una poesia il testo, etc... esse parlano per quello che sono. Esprimono linguaggi ineffabili, altrimenti perchè non usare la semplice parola o il dialogo ? Questo è, a mio avviso, il senso dell'arte.

Non è quindi molto ragionevole chiedersi se l'interpretazione sopra data sia effettivamente quella intesa dall'artista, perchè non è questo il senso dell'arte. L'artista non scrive un opera cone fosse un codice segreto che gli altri devono "indovinare" oppure "decifrare". Se fosse così, l'arte sarebbe ridotta a un gioco di enigmistica.

Tuttavia abbiamo diversi elementi per ipotizzare che l'intento dell'artista non era quello di esprimere in modo così articolato (come invece è stato fatto qui) ne la verità ontologica secondo la dottrina Cristiana ne tantomeno il mistero dell'incarnazione di Cristo o della Resurrezione. Infatti non ci sono elementi espliciti di questa relazione. Abbiamo qui invece dato una interpretazione che prende spunto da riflessioni di carattere spirituale e di ricerca dell'Assoluto cui certamente si riferisce questa opera, e metterla in collegamento con una visione che in ogni caso non è estranea all'autore.


Per quanto riguarda poi la figura di Battiato, è un personaggio certamente molto singolare: la sua nota passione per l'esoterismo, per la mistica in genere lo rendono un personaggio talmente fuori da canoni precostituiti che è difficile inquadrarlo in una qualunque ortodossia. Tuttavia l'ipotesi "preghiera al contrario" fatta da un Dio-Amore mi
sembra in ogni caso una ipotesi ragionevole che si avvicini all'intento originario dell'autore, e questo al di la degli specifici approfondimenti che abbiamo affrontato qui e che invece supponevano un contesto e un ottica esclusivamente e specificamente Cristiana: è probabile che l'autore abbia attinto dalla dottrina cristiana classica una buona parte dell'ispirazione di questa opera pur non rispondendo a precisi paradigmi canonici.

Concludiamo con una valutazione di carattere artistico-mistico: La spiritualità di Battiato (di cui "La Cura" ne è un pilastro) rimane in qualche modo confinata ad un contesto eccessivamente intellettualistico, pur essendo questa ricerca genuina e intensa. Sembra che questa ricerca non arrivi a trovare in modo esplicito e forte quello che tanto viene ricercato.
La passione per le scienze esoteriche cui notoriamente Battiato si rifà (vedi ad esempio "L'era del cinghiale bianco") non apre certo ad una visione essoterica, quale invece è l'autentica realtà cristiana. Forse è anche per questo motivo che l'autore usa l'espressione "conosco le leggi del mondo e te ne farò dono" e non dice invece "Della Sapienza te ne farò dono": la "Cura" sembra quasi una rivelazione segreta, basata su una conoscenza (gnosi) riservata a pochi, piuttosto che una vera Sapienza, quella rivelata ai semplici, ai piccoli; La conoscenza per Battiato sembra dunque destinata a pochi eletti, piuttosto che a una moltitudine di persone di ogni tipo, razza o condizione. La non esplicita essenza di questo "essere" che parla sembra confermare una tale visione. D'altra parte tutta la canzone "La Cura" sembra un bisbiglìo di un Dio-Essere che parla alla propria creatura quasi in modo "segreto e personale"... quasi non volesse egli che questa creatura rivelasse ad altri questa "relazione segreta" con Lui. Non è questo certamente il Dio-Amore-Trinità del cristianesimo che invece non si limita a una relazione Dio-Creatura ma coinvolge anche Creatura-verso-Creatura. E' questa una ipotesi audace che lanciamo (e lasciamo) al lettore a conclusione di questo lavoro.



Il Testo completo della Canzone


La Cura - Franco Battiato - da L'Imboscata, PolyGram 1996


Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via. Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie. Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce
per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie, perché sei un essere speciale, ed io, avrò cura di te.


Vagavo per i campi del Tennessee(come vi ero arrivato, chissà). Non hai fiori bianchi per me? Più veloci di aquile i miei sogni attraversano il mare.

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza. Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza. I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi. Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto. Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono. Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare. TI salverò da ogni malinconia,

perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te... io sì, che avrò cura di te.